Sabato 3 novembre 2018 alle ore 16.00 nella sala conferenze “A. Barbiero” – Centromarca Banca di Treviso e Venezia di Piazza Vittoria 11, Martellago sarà presentato il n. 13 del periodico di storia locale “L’Esde”.
Il numero è interamente dedicato al centenario della Grande Guerra:
1918-2018: Centenario della fine della GRANDE GUERRA. Ricerche storiche e d’archivio su: Martellago, Santa Maria di Sala, Noale, Salzano, Spinea, Trivignano, Scorzè, Venezia, Mogliano Veneto, Pirano (Istria)
PROGRAMMA
Presentazione e distribuzione al pubblico, alle scuole, agli enti locali Sabato 3 novembre 2018 ore 16 - Sala Conferenze “A. Barbiero” Centromarca Banca di Treviso e Venezia Piazza Vittoria 11, Martellago. La distribuzione del periodico al pubblico comincerà alle ore 15.
Introduce e coordina - Prof. Cosimo Moretti, presidente dell’Esde
Saluti di benvenuto
- Andrea Saccarola, sindaco di Martellago
- Dott.ssa Laura Tozzato, assessora alla cultura di Martellago
- Autorità istituzionali presenti.
Intervengono
- Prof. Ernesto Brunetta, docente di Storia Contemporanea Relatore
- Dr. Edoardo Pittalis, giornalista e scrittore
Inoltre, con ingresso gratuito, la sera di sabato 3 novembre 2018 alle ore 20.30 nelle cantine di Villa Grimani Morosini a Martellago:
Canzoni sulla Grande Guerra, a cura del Coro “Gli Armonici Cantori Solandri” della Val di Sole
Mostra di documenti, stampe, testimonianze sulla Grande Guerra presso Auditorium SS. Salvatore Piazza Bertati Martellago nei giorni di venerdì 2, sabato 3, domenica 4 novembre 2018 a cura della Pro Loco di Maerne Martellago Olmo
La pubblicazione ha il patrocinio di:
Regione del Veneto – Comuni di: Martellago, Mira, Mirano, Mogliano Veneto, Noale, Salzano, Santa Maria di Sala, Scorzè, Spinea,
Per approfondire: considerazioni del prof. Cosimo Moretti - presidente dell’Associazione L’Esde
Già nel 2015 abbiamo dedicato le nostre ricerche sulla Grande Guerra in occasione del 100° anniversario del suo inizio. Quest’anno abbiamo colto l’occasione del 100° anniversario della fine del Primo Conflitto Mondiale per proporvi altre ricerche concernenti il nostro territorio.
Lo si fa non per celebrare, ma per commemorare. Non c’è nulla da festeggiare, molto da ricordare. Abbiamo voluto rievocare episodi, personaggi, luoghi, situazioni di paura, di povertà, di smarrimento. Un intero paese mobilitato, fatto soprattutto di contadini analfabeti e ignari dei motivi di una guerra, che si credeva breve, ma che è stata lunga e cruenta.
Una guerra voluta da una minoranza culturalmenteegemonica, rifiutata da una maggioranza passiva o quanto meno poco combattiva.
Le “ragioni” di una guerra risiedevano, come molti storici e molti saggi documentano, nella volontà di riscattare l’orgoglio e i territori perduti dalla Francia nella guerra contro la Prussia nel 1870; nella volontà da parte del Governo italiano di portare a termine l’epoca risorgimentale; in un clima culturale e scientifico prorompente, che si proponeva di distruggere tradizioni, linguaggi, stili di vita, un passato fatto di vecchi schemi e di vecchie gabbie culturali. Aggiungerei il desiderio di liberazione di tanti popoli e di tante etnie a lungo soffocati da un impero restauratore che si frapponeva all’esigenza di una maggiore libertà di pensiero e di commercio. Da non dimenticare, infine, che lo spirito della Rivoluzione Francese, nonostante il Congresso di Versailles, ha continuato a permeare, in Europa e nel mondo, le coscienze e a diffondere l’idea dell’uguaglianza e della libertà.
Tuttavia, è difficile accettare l’idea che le guerre siano inevitabili, tanto da concludere che l’umanità sia soggetta a un determinismo storico che sfugge al suo controllo o alla sua sfera d’influenza.
Come abbiamo detto le “ragioni” della Prima Guerra Mondiale erano in parte già state scritte nel Risorgimento, nella guerra franco-prussiana. Mentre le “ragioni” di un secondo conflitto mondiale erano insite, sempre in buona parte, nell’umiliante Trattato di Versailles del 1919.
Come spiegarsi, però, che l’Europa, secolare teatro di guerra, abbia attraversato un periodo di pace di oltre settant’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale? La risposta la si può ricavare da soli: i padri fondatori della Comunità Europea hanno capito che le nazioni non hanno motivi di scontro se fondono in un’unica area politico-culturale i loro interessi economici e commerciali, bandendo così le armi del nazionalismo e del protezionismo che, oggi, pericolosamente, si stanno riaffacciando sulla scena internazionale.
Dunque, quando commemoriamo, non è solo rievocare dolorosi ricordi e milioni di vittime trasformate in eroi dalla retorica di turno, ma è soprattutto riflettere, ricercare le cause di un conflitto, per evitare che esse si rideterminino magari con la complicità della classe dirigente del momento.
Lo dobbiamo in memoria di tutte le vittime delle ultime due guerre mondiali, lo dobbiamo, anche e soprattutto, alle nuove generazioni che hanno diritto a un loro futuro di pace e di benessere.